
Camminare per le vie del paese e sentire spesso solo il suono dei propri passi. Ci sono zone nel centro abitato dove i vuoti sono tantissimi, spazi in attesa di qualcuno che torni a riviverli e dargli un nuovo scopo.
Cosa sono i vuoti di cui parliamo?
Sono case abbandonate o mai terminate, giardini incolti, spazi un tempo luogo di ritrovo e oggi dimenticati. Sono anche spazi ora adibiti a delle attività ma che potrebbero averne molte altre, a seconda dell’orario, del periodo o delle necessità.
Spazio “riconvertito”, spazio della creatività, spazio sociale…uno spazio in cui possono emergere potenzialità altrimenti non espresse, bisogni altrimenti non visibili, visioni future del mondo
Salvatore Veca – discorso di apertura, Festival della Mente 2016
Riattivare spazi dismessi e riconvertirli significa rigenerare luoghi e relazioni umane, necessarie per prendersene cura. Significa, prima di tutto, riappropriarsi del territorio in cui si vive cominciando dalle piccole cose. Può essere un’aiuola che si innaffia a turno con i propri vicini o un giardino che cittadini, giovani, scuole e associazioni decidono di gestire collaborando gli uni con gli altri.
Non c’è rigenerazione senza il coinvolgimento degli abitanti, degli attori pubblici e privati nel processo di riattivazione. La progettazione partecipata è il mezzo indispensabile per arrivare a rendere alla comunità spazi che sono fatti con, da e per gli utenti finali delle aree rigenerate.
La rigenerazione urbana come strumento per riqualificare il territorio
Rigenerare vuol dire aprire la propria immaginazione a destinazioni d’uso nuove, valorizzare il patrimonio urbano e umano potenziale di un luogo. La rigenerazione urbana è uno strumento di riqualificazione per il territorio. Un’occasione da cogliere e coltivare.